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Regione Piemonte

Preistoria e primi riscontri

Le valli cominciarono ad essere popolate subito dopo lo scioglimento dei ghiacci. Sono infatti stati ritrovati alcuni reperti preistorici e delle scritture rupestri. La regione del pinerolese fu abitata da tribù di stirpe Ligure: I Vibelli e i Magelli, da cui deriverebbe il suffisso “asca” di Pinasca, che successivamente vennero in contatto con tribù di origine Celtica guidate da Belloveso provenienti dalla Gallia.

Epoca Romana

Probabilmente i Romani si spinsero nelle nostre Valli, per la prima volta, nello stesso periodo, 218 a.C., in cui Annibale nella sua spedizione verso Roma attraversò le Alpi con l’esercito cartaginese e 37 elefanti da battaglia al seguito. La nostra valle era compresa nel territorio su cui regnavano i Cozi; e nel 13 a.C., Cozio I divenne prefetto romano, e nel 63 d.C. il nostro territorio divenne Provincia Romana. Monete dell’epoca romana con l’immagine dell’Imperatore Nerone (54-68 d.C.) sono state ritrovate dinnanzi alla Chiesa Parrocchiale di Pinasca.
Invasioni Barbariche Dal V secolo la Valle fu interessata dall’occupazione dei Goti, e subì le invasioni di Vandali, Svevi, Burgundi e Alemanni. Nel 573 i Longobardi cominciarono ad espandere il loro territorio in Val Chisone. Il riferimento a Pinasca, che fu tra i centri più antichi della valle, compare per la prima volta in un documento del 720 firmato da Abbone, fondatore del monastero della Novalesa, in cui si indicano alcuni fondi posseduti in valle “Dubiasca”.

Impero Carolingio

Nel 774 il Re franco Carlo Magno, (poi Imperatore del Sacro Romano Impero) vinto Desiderio, ultimo re longobardo, conquistò l’Italia e divise il territorio in Marche e Comitati, come quello di Torino di cui facevano parte le nostre Valli. Tra la fine del IX secolo e quella del X, con la fine dell’impero Carolingio, la nostra Valle fu più volte oggetto di saccheggi e razzie da parte dei Saraceni (“Mori”) stanziati in Costa Azzurra.

Arduini

Nel 941 Arduino III, ottene la trasformazione del comitato di Torino in marca, e divenne il primo Marchese di Torino. In una carta del 1020, Pinasca è indicata come sede di chiesa pievana appartenente all’Episcopato di Torino e ciò testimonia che anticamente già vi era lì una chiesa importante con la facoltà di battezzare. Nell’anno 1037 il Vescovo di Torino Landolfo concesse al Monastero di Santa Maria di Cavour, Pinasca e tutta la parte della valle in suo possesso. L’arduina Contessa Adelaide, figlia ed erede di Olderico Manfredi (signore di Torino, Susa, Ivrea, Pinerolo e Caraglio) ereditò il marchesato di Torino, ma non direttamente il titolo che spetterà ai suoi tre mariti. Il terzo marito, fu il francese Oddone di Savoia, conte di Moriana e Chiablese, di Belley, Sion e Aosta. Nel 1064 Adelaide cedette ai Benedettini dell’Abbazia di Santa Maria nel borgo di San Verano in Pinerolo, l’attuale Abbadia Alpina, parte dei suoi territori compresi Pinasca e la bassa valle “Vallis Pineirasca” (Val di Pinasca). L’alta valle (val di Pragelato) era parte del Delfinato governato dai Conti di Albon, con capitale a Vienne, indipendente fino al 1349, quando l’ultimo erede degli Albon lo vendette al figlio del Re di Francia, il futuro Carlo V (da qui il termine “delfino” per indicare l’erede al trono di Francia). Il confine con il delfinato era la “pietra piccata”, che prenderà poi il proprio il nome di “Bec Dauphin”. I Savoia, decisero di istituire un presidio fortificato nella Valle (1220) sulla collina morenica di Poggio Oddone, e nel 1242 l’abate Alboino cedette tutti i diritti dell’Abbazia di Santa Maria ad Amedeo IV di Savoia.

La predicazione valdese Nel XIII secolo

In seguito alla crociata contro gli Albigesi (1202), provenienti da oltralpe, stavano a poco a poco popolando i centri piccoli e grandi delle Valli Chisone e Pellice, numerosi seguaci di Pietro Valdo (1140-1218), mercante lionese che si era dato alla predicazione ed al romitaggio in posizione di rottura rispetto alla Chiesa di Roma, che giudicò i Valdesi eretici con il Concilio di Verona del 1184. I Savoia e gli Albon, che in un primo momento li accolsero di buon grado, ben presto, in seguito alle pressioni esercitate dalla Chiesa di Roma, iniziarono a reprimere l’eresia ed a perseguitarne i fedeli nelle valli del Pellice e del Chisone per più di trecento anni.

I Principi d’Acaja

Nel 1294 il Savoia-Piemonte, di cui facevano parte le nostre valli, divenne staterello a sé stante, ma comunque dipendente dalla Contea di Savoia, con capitale a Pinerolo, governato dalla linea di discendenza dei Savoia che fu detta dei Savoia-Acaja, chiamata così a seguito del matrimonio di Filippo I nel 1301, con Isabella di Villehardouin erede del Principato d’Acaja (Grecia). La potente famiglia pinerolese dei Savoia-Acaja, detenne il potere sulle Valli fino al 1418, anno in cui il ramo si estinse, ed il principato del Piemonte fu unito al Ducato di Savoia (divenuto tale nel 1416).

Le signorie locali

Nel 1326 venne istituita un’enfiteusi sul Gran Dubbione, tra Filippo di Savoia principe d’Acaja, e gli uomini abitanti del luogo; diritto che passò poi di mano in mano fino al 1821 quando fu ceduto ai fratelli Ughetto, principali proprietari del Gran Dubbione. Nel 1360 i signori della Valle erano i Provana di Carignano, ma poco dopo la signoria passò ai Solaro di Asti. Nel 1449, estinti i Solaro, la signoria fu acquisita dal Card. Lancellotto di Lusignano, da Cipro. In un documento del 1453 si evidenzia come la strada utilizzata da Pinerolo per andare a Susa passava dal Dubbione per salire a Grandubbione, e attraverso Prà l’Abbà e il Colle del Besso scendeva a Giaveno e proseguiva in Val Susa.

La crociata contro i Valdesi

Nel 1487, Papa Innocenzo VIII, chiese al Re di Francia Carlo VIII e al Duca di Savoia Carlo I di intervenire duramente contro gli “eretici”; e dalla Francia, ed in particolare da Embrun, partì un’armata, per sterminare i Valdesi: molti furono uccisi, altri catturati e costretti ad abiurare. In un documento del 1512 si Parla della Chiesa di Dubbione di Santa Maria, probabilmente sita al Podio, ed utilizzata anche come Tempio dai protestanti, che avevano già superato in numero i cattolici. Nel 1532 durante il Sinodo di Chaforan (val Pellice), i Valdesi aderirono alla Riforma protestante.

Prima Dominazione Francese (1536-1574)

Nel 1536 i Francesi di Francesco I occuparono parte del Ducato, Torino divenne Capoluogo della provincia Francese del Piemonte, e Pinerolo e la Val Chisone passarono ai francesi, che iniziarono la costruzione di una Fortezza sulla collina di San Maurizio. Nel 1557 il trattato di Cateau (Chateau) Cambresis restituì gradualmente i territori ai Savoia di Emanuele Filiberto, ma solo nel 1574 Pinerolo e la Val di Perosa tornarono al Ducato di Savoia, la cui capitale nel 1563 era stata spostata da Chambery a Torino.
I confini fortificati Nel 1592 Francois de Bonne duca di Les Diguieres (ugonotto) governatore del Delfinato scese con l’esercito ad occupare il castello di Perosa ed il territorio di Dubbione e di S. Germano, la cittadina di Susa e assediando Pinerolo. Nel 1597, Carlo Emanuele, essendo stato distrutto il castello di Perosa, fece costruire il Forte di San Giovanni Evangelista sul promontorio del Bec Dauphin e il Forte di San Luigi all’imbocco della Valle di San Martino (Germanasca), mentre i Francesi costruirono un Forte a Castel del Bosco. Il Trattato di Lione, del 1601, sancì che la valle di Perosa restava al Duca di Savoia, ma con l’impegno a demolire, l’appena costruito, forte San Giovanni. Solo nel 1628 venne costruito sopra l’abitato di Perosa il nuovo “Fort de la Perouse” con alcune Ridotte poste nella zona di Castelnuovo.

Cattolici e Valdesi

Emanuele Filiberto, tra il 1560 e il 1561 affida al Conte di La Trinità una sanguinaria repressione dei Valdesi. La Duchessa Margherita di Valois, figlia di Francesco I e moglie di Emanuele Filiberto, forse di segreta fede riformata, riuscì però a far ottenere ai Valdesi la libera professione nella Valle, a patto di non interferire con la professione della religione cattolica. In particolare a Pinasca venne permesso di professare solo a Grandubbione, dove si trova ancora un anfratto nella roccia chiamato la “Gleiza di Barbet” (Chiesa dei Valdesi). Nel 1597 sotto il titolo di “San Rocco” venne costruita una Cappella a Dubbione in prossimità del Rio Grandubbione; in essa, come da tradizione nei giorni festivi, celebravano funzioni sia Cattolici che Valdesi, ma i Frati Cappuccini presenti sul territorio chiesero al Duca che fosse vietato ai Valdesi di celebrare il culto in chiesa. Ai Valdesi, restati senza un luogo dove celebrare, venne concesso di costruire un nuovo Tempio a Pinasca, che sarà poi fatto demolire nel 1686, e su cui probabilmente verrà costruita la Chiesa di Santa Maria Assunta nel 1750.

Editto di Nantes

Nel 1598 Enrico IV di Borbone, re di Francia, calvinista, che abiurò per ottenere il regno (con la famosa frase: “Parigi val bene una Messa”), emanò l’Editto di Nantes, allo scopo di concedere la libertà di culto ai protestanti Ugonotti. Carlo Emanuele I però nel 1602 fece un editto, con cui obbligò tutti i protestanti, circa 5/6 della popolazione totale, a lasciare entro quindici giorni, nel caso che non volessero abiurare la fede Valdese e farsi cattolici, i territori di Perosa, di Porte, di Dubbione, e Pinasca, e di andare ad abitare all’Inverso della Valle sotto pena della confisca dei beni.

Seconda Dominazione Francese (1631-1696)

Nel 1630, l’anno della Peste (quella citata dal Manzoni nei “Promessi Sposi”, diffusa dai soldati mercenari Lanzichenecchi), durante la “Guerra dei Trent’anni”, le truppe Francesi, del Cardinale Richelieu, arrivarono ad assediare Pinerolo, strappandola ai Savoia. Con il “Trattato di Cherasco” del 1631, rimasero francesi, i paesi posti all’”indritto” (lato esposto al sole) del Chisone, lasciando ai Savoia di Vittorio Amedeo I ciò che era posto sulla sponda dell’”inverso” del torrente e la val Germanasca. A seguito di questo provvedimento Pinasca ed Inverso divennero due comunità autonome.

Pasque piemontesi.

Nella primavera del 1655 il Ducato iniziò un’aspra e sanguinaria repressione contro i Valdesi chiamata successivamente “Pasque Piemontesi”. Per dieci anni si vissero spaventosi combattimenti tra l’esercito del Ducato e i Valdesi “ribelli” guidati da Giosuè Janavel, che durò fino al 1664 dove con le “patenti di Torino” vennero riconosciuti l’amnistia per i Valdesi e diritti per la religione riformata. Nel 1676 i Goveano cedettero metà feudo di Pinasca, ottenuto nel 1619, ai Bergomi da Reggio e metà nel 1685 ai Boutal, da Pinerolo.

Il primo esilio

Luigi XIV re di Francia nel 1686 con l’Editto di Fontainbleau revoca l’Editto di Nantes: i protestanti (Ugonotti) tornarono ad essere perseguitati, anche nel Ducato: morirono circa 3000 Valdesi. 2490 Valdesi, dopo mesi di guerriglia, nascosti sui monti, sotto la guida di Henry Arnaud, e grazie alla mediazione della Svizzera, che convinse il Duca a liberare i prigionieri e consentirgli la scelta tra l’abiura e la migrazione, raggiunsero Ginevra. Nel 1689, con la “Glorieuse Rentrè”, approfittando dei conflitti che coinvolgevano l’Europa, ritornarono nella Valle. Il Re Sole Luigi XIV, nel 1690, decise allora di procedere ed entrò nel ducato con 4000 dragoni capitanati dal Maresciallo Catinat per assediare Balziglia, roccaforte Valdese. Il Duca decise invece di cessare la persecuzione e restituire ai Valdesi i loro beni, e ordinò di dichiarare guerra alla Francia. Il Catinat fece costruire sopra Fenestrelle un piccolo forte in località Tre Denti e dei baraccamenti per le truppe su un pianoro a 1800m che prenderà poi il nome di “Pracatinat”. Sul colle del Besso, al confine tra Pinasca e Giaveno, sono ancora visibili dei trinceramenti costruiti tra il 1690 e il 1693 per ordine dello stesso Catinat, come opere di difesa per la città di Pinerolo. Nel 1693 nella Battaglia della Marsaglia (Volvera) l’esercito francese sbaragliò le truppe sabaude in ripiegamento dal fallito assedio di Pinerolo, che però tornò ai Savoia, come della valle di Perosa, in virtù del Trattato di Torino del 1696 con il Re Sole, ma solo dopo la distruzione delle fortificazioni della Cittadella di San Maurizio, mente la Francia costruì Fort Mutin a Fenestrelle.

Il secondo esilio

Il Duca di Savoia si accordò con il Re di Francia in modo tale che i protestanti sudditi francesi, che non avessero scelto di abiurare, avrebbero dovuto lasciare la valle entro sei mesi perdendo tutti i loro beni. In 2500 lasciarono le loro case e trovarono ospitalità in Svizzera o nel Wurttemberg, dove fondarono nuovi insediamenti con il nome del loro paese di origine Pinache, Serres, oggi parte del comune di Wiernsheim, Großvillars nel comune di Oberderdingen, Perouse a Rutesheim. Il numero degli esiliati nel periodo che va dal 1685 al 1699, solo dal comune di Pinasca, ammonta a 536 persone su 1780 abitanti. Lo stesso Duca concesse i terreni confiscati ai Valdesi ai fratelli Piccone nel 1700, con il titolo di Conti del feudo di Perosa.

Guerra di Successione Spagnola

A seguito della Guerra di Successione Spagnola (1701-1713), l’esercito francese occupò Pinerolo e Perosa nel 1704, e nel 1706 Torino venne assediata, ma i francesi furono scacciati nel 1708 dalle truppe di Vittorio Amedeo II di Savoia, e con il Trattato di Utrecht del 1713, si sancì che l’intero corso del Chisone fosse definitivamente assegnato ai Savoia, insieme alla Val Susa, il contado di Nizza, la Sicilia (poi scambiata con la Sardegna con il Trattato dell’Aia del 1720) e con essa il titolo di Re per Vittorio Amedeo II di Savoia ed i suoi successori. Nel 1728 iniziarono i lavori per la ristrutturazione dei Forti a Fenestrelle per difendere la Valle dai Francesi.

Guerra di Successione Austriaca (1740-1748)

La famosissima Battaglia dell’Assietta del 1747, fece parte della Guerra di Successione Austriaca, avvenuta sull’altopiano sopra Fenestrelle, nella quale 4.800 soldati austro-piemontesi si trincerarono dietro muri a secco per fermare l’avanzata di 40.000 francesi, e dove il comandante piemontese, conte Giovanni Battista Cacherano di Bricherasio, invitato a ritirarsi su posizioni più favorevoli, rispose in piemontese con la frase che diverrà famosa: «Dite a Turin che da sì nojàutri i bogioma nen» da cui il termine “Bogianen” per indicare i piemontesi. Morirono più di 5700 francesi contro circa 200 tra piemontesi e austriaci. La guerra terminò con la Pace di Aquisgrana del 1748, che portò al Regno dei Savoia una definitiva posizione importante tra gli Stati Europei e la Francia dovette rinunciare a riconquistare la Valle Chisone. Nel 1760 i Piccone vendettero il feudo e il titolo, che passò alla famiglia dei Gamba di Roatto già conti di Maretto. Nel 1774 Cristina Agata Boutal sposò Giovanni Giorgio Agnes Des Geneys barone di Mathies, Ammiraglio comandante dell’intera Regia Marina Sarda, e Governatore di Genova, che ottenne così anche il titolo di Pinasca.

Terza Dominazione Francese (1798-1814)

Durante la “Campagna d’Italia” del 1796, dopo la Rivoluzione Francese del 1789, Napoleone Bonaparte alla testa dell’Armata francese invase l’Italia, salendo dalla Liguria. L’Armistizio di Cherasco, e il conseguente Trattato di Parigi, sancirono che il Piemonte e la val Chisone restavano in mano ai francesi, e il forte di Perosa come altri forti, dovevano essere rasi al suolo, mentre quello di Fenestrelle considerato strategico fu salvato. Nel 1801 tutto il Piemonte venne annesso alla Francia e l’occupazione francese durò fino all’agosto del 1814 quando le truppe transalpine ritornano oltralpe, e il Piemonte ritornò al Re Vittorio Emanuele I. Proprio nel periodo Napoleonico venne costruita la Strada Nazionale che, passando lungo la val Chisone e l’alta val Susa, collegava Pinerolo a Briancon sul tracciato dell’antica Strada Reale, già in parte ricalcante la Strada romana. Nel 1847 cominciò la costruzione della nuova chiesa di San Rocco a Dubbione, essendo divenuta troppo piccola la cappella esistente. La nuova chiesa rimase per anni incompiuta e fu solo terminata ed inaugurata nel 1907.

Il Risorgimento

Nel 1848, il Re Carlo Alberto, con le “Lettere Patenti” e l’Atto di Emancipazione firmato il 17 febbraio, concesse piena libertà di culto ai protestanti piemontesi. Sempre nello stesso anno, con lo Statuto Albertino, e le prime elezioni del parlamento del Regno di Sardegna, potevano essere eletti un rappresentante per il collegio di Pinerolo e uno per quello di Perosa.

L’industrializzazione

Nell’800 In Val Chisone inizia l’industrializzazione con la nascita dell’industria tessile (i setifici a Perosa Argentina nel 1835, e nel 1870, un cotonificio a San Germano nel 1862, e uno a Perosa nel 1883) e l’affermarsi dell’industria estrattiva (le miniere di rame del beth, di talco e grafite in vari siti della bassa e media val Chisone e in val Germanasca, e i centri di trasformazione a Perosa/Pinasca e Porte). A Pinasca nella seconda metà dell’Ottocento venne costruita la Filanda vicino al Rio Grandubbione che sarà operativa fino al 1918; vennero anche scavate alcune gallerie per l’estrazione della grafite ma senza grosso successo. Nel 1882 fu inaugurata la tranvia Pinerolo-Perosa, per portare gli operai alle fabbriche, che rimase operativa fino al 1968, quando venne dismessa. Nel 1906 venne aperto lo stabilimento Riv di Villar Perosa per la produzione di cuscinetti a sfera. L’industrializzazione metalmeccanica della Valle dei primi novecento, trasformò il modo di vivere dei valligiani, facendo spostare, soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, tanta gente dalle borgate al fondo Valle più comodo per raggiungere la fabbrica, così come molti abitanti delle alte valli si trasferirono a Pinasca e nei comuni vicini.

L’emigrazione

Tra la fine del 1800 e l’inizio della Seconda Guerra Mondiale molti abitanti di Pinasca ed in particolare del Vallone di Grandubbione si recarono in Francia in cerca di lavoro e di una nuova vita, per trasferirsi in maniera definitiva in Provenza, più precisamente nelle zone del Luberon o del Vaucluse, o per fare un lavoro stagionale per il taglio della legna o la raccolta della lavanda. Alcuni, anche già nati in Francia, dopo questo periodo sono ritornati, principalmente a causa della guerra, altri sono rimasti. Ancora oggi ci sono tanti francesi di origine pinaschese che hanno terreni o abitazioni a Pinasca, oppure vengono solamente a visitare i luoghi di origine del nonno o della nonna.

La Prima Guerra Mondiale

(1914-1918) La Prima Guerra Mondiale, costerà a Pinasca, senza essere teatro di guerra, più del 2% dell’intera popolazione, dove i suoi contadini, muratori e artigiani, combatterono in Tripolitania, in Albania, in Trentino e in Slovenia. Più della metà delle vittime militari pinaschesi della Grande Guerra non morirono a causa dei combattimenti ma per le dure condizioni di vita in trincea. Dopo la guerra, durante il Periodo fascista, il Comune di Inverso Pinasca venne annesso al Comune di Pinasca, fino al termine della Seconda Guerra Mondiale.

La Seconda Guerra Mondiale (1940-1945)

La media Val Chisone fu spettatrice durante la Battaglia delle Alpi Occidentali contro la Francia del 1940, del passaggio dei soldati delle 1ª Armata. Molti cittadini di Pinasca e della Valle furono arruolati in guerra nella Regia Marina. Dopo l’Armistizio dell’8 settembre 1943 i soldati che riuscirono a tornare a casa si raggrupparono nelle divisioni partigiane autonome, spesso senza nessuna connotazione politica o religiosa, e le azioni di resistenza furono rese possibili grazie all’appoggio della popolazione e al prezioso aiuto delle Staffette Partigiane. Nel novembre del 1943 e nel gennaio del 1944 la fabbrica Riv di Villar Perosa, venne colpita dai Bombardamenti degli Alleati. Il 10 maggio del 1944 a seguito di un rastrellamento sulle montagne vennero arrestati 12 giovani partigiani, poi fucilati sotto il ponte di Castelnuovo.

Il dopo guerra

Nel dopo Guerra l’economia della valle rimase legata quasi esclusivamente alle sorti della Riv-Skf, mentre cominciarono ad andare in crisi le fabbriche tessili, fino alla completa chiusura col finire del secolo. Nel 2006 con le Olimpiadi di Torino la Valle Chisone è stata sede di alcune gare, accogliendo così Turisti ed atleti da Tutto il mondo.

 

Pagina a cura di Roberto Rostagno

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