Uno dei luoghi più conosciuti del Comune di Pinasca è sicuramente la Fontana dell’Orsa.
Le acque della fontana sono molto apprezzate, e tutti i giorni a tutte le ore, recandosi presso la fontana ci si imbatte in persone che attingono acqua, alcune provenienti anche da parecchio lontano. Non si sa di preciso da quando esista questa sorgente, ed i primi documenti ufficiali risalgono solo agli inizi del 1900. Il toponimo “dell’Orsa” fa sicuramente riferimento alla presenza dell’animale nella zona; ed attorno ad esso, si sono costruite numerose leggende, tra cui una che narra di un orso bruno che solito avvicinarsi alla fontana verso il tramonto per abbeverarsi, ammirato da molti resi- denti che attendevano tutte le sere di vederlo scendere lento per il pendio, abbeverarsi, per poi risalire e scomparire nel fitto del bosco.
Questi avvistamenti diventarono la normalità finché un giorno all’improvviso smisero di verificarsi. Questo creò preoccupazione nella popolazione, anche perché si protrasse per molti giorni, finché una sera l’orso ricomparve, più bello e maestoso di prima; e dietro a lui, evidentemente una lei, avanzavano due orsacchiotti saltellanti e gioiosi che la seguivano passo a passo andando ad abbeverarsi alla fontana.
Un altro episodio legato alla fontana è degno di nota. Racconta infatti Giovanni Berger (noto conoscitore dei racconti locali di un tempo): Nel 1933 successe un episodio curioso. Il podestà di allora, spalleggiato da alcuni maggiorenti del paese, tentò di rubare l’acqua ed incanalarla verso la casa municipale. Il colpo di mano andò in fumo grazie ad una giovane donna del paese che scrisse una lettera accorata a Benito Mussolini, che diede ragione all’intraprendente fanciulla dubbionese.
Sicuramente fino al XIX secolo non era cosa così strana vedere un orso in giro per queste valli. In merito all’epoca della sua scomparsa non si hanno dati precisi. Stando a quelli riportali su testi relativi a valli confinanti si può presumere una sua definitiva assenza dall’inizio del XIX secolo. Si ritiene che nel 1820 sia stato effettuato l’ultimo abbattimento, un maschio, ad Exilles. Ovviamente stiamo parlando dell’Ursus Arctos, comunemente detto Orso Bruno, un mammifero che può raggiungere i 250 kg e è una lunghezza testa-corpo tra gli 1,7 e i 2,8 m e un’altezza al garrese tra i 90 e i 150 cm. L’orso bruno è un animale prevalentemente notturno e solitario, sebbene nei luoghi dove c’è maggiore disponibilità di cibo possano riunirsi molti esemplari, i quali formano delle gerarchie sociali in base all’età e alle dimensioni. Durante l’inverno, cade in letargo: per tale motivo, durante l’estate, immagazzina più di 180 kg di grasso, che gli servono per sopperire al cibo che non può procurarsi, essendo in stato di torpore per diversi mesi. Sebbene non vadano completamente in ibernazione e possano svegliarsi facilmente, nei mesi invernali entrambi i sessi preferiscono ripararsi in un luogo protetto, come una grotta, un crepaccio od un grande tronco cavo.
La sua presenza nei nostri territori è confermala dalla toponomastica: presente in tutte le valli pinerolesi. In Val Chisone, ad esempio, si trova: L’Orsiera, uno dei suoi monti più significativi. Serre l’Ours tra Ville Cloze e Fond du fau. La Tana dl’ours (Monte Pelvo, a monte del Forte di Serre Marie). il Passo dell’Orso (ca. 2830 m) sullo spartiacque val Chisone I val Germanasca, ). Coumbursiera, con molta probabilità da Comba Oursiera.