Una leggenda pinaschese riguarda il Ponte che attraversa Il Rio Gran Dubbione nel cuore dell’abitato di Dubbione, detto “Ponte Annibale“, considerandolo costruito dal condottiero cartaginese per andare ad attaccare Roma nel 218 a.e. Ancora oggi, nonostante presunti ritrovamenti di resti ed escrementi di elefante ritrovati in altre parti delle Alpi, non si è sicuri di quale passo affrontarono i cartaginesi con il loro seguito di elefanti da guerra e di quale strada intrapresero per arrivare a Roma.
Per alcuni storici il condottiero cartaginese dopo aver valicato il Moncenisio, attraversò il colle di Sestriere e scese per la Val Chisone, facendo riposare la sua armata nella piana di Pinasca e, gettato un ponte sul turbolento torrente che scende da Gran Dubbione, raggiunse la regione dei Taurini.
I più antichi documenti a nostra disposizione della fine del 1700 riguardano la ristrutturazione di un ponte corrispondente a quello che conosciamo noi oggi, altro non ci è dato sapere.
Il ponte di Annibale attuale non è sicuramente un’opera del lii secolo a.e., ma di fattura più recente ( forse XVIII sec.), costruito magari su un ponte o su un attraversamento preesistente forse proprio in un punto ove i Cartaginesi superarono il Rio.
Ai pinaschesi, e a tutti gli abitanti della Val Chisone, comunque piace pensare che attraverso quel ponte. tanti anni orsono, siano passati quegli elefanti da guerra insieme all’imponente esercito cartaginese guidato dal leggendario condottiero Annibale.
Annibale Barca (Cartagine, 247 a.e. – Libyssa, 183 a.C.) fu un condottiero e politico cartaginese, famoso per le sue vittorie durante la Seconda guerra punica.
Figlio del comandante Amilcare Bar- ca, Annibale, profondamente nemico di Roma e deciso a combatterla, concepì ed eseguì un audace piano di guerra per invadere l’Italia. Marciando dalla Spagna, attraverso i Pirenei e le Alpi, scese nella penisola, dove sconfisse le legioni romane in quattro battaglie principali – battaglia del Ticino (218 a.C.),[3] battaglia della Trebbia (218 a.C.),[4]battaglia del Lago Trasimeno (217 a.C.), battaglia di Canne (216 a.C.)- e in altri scontri minori.
Dei sessantamila che avevano attraversato i Pirenei, quasi 50 000 tra fanti e cavalieri e tutti i 37 elefanti (di cui, secondo Polibio, solo uno, Surus il Siriano, in un primo momento riuscirà a sopravvivere all’inverno, per poi morire l’anno successivo durante la discesa in Etruria), riuscirono ad arrivare nella Pianura Padana. Sconfiggendo tribù montane, difficoltà del terreno e intemperie, Annibale aveva compiuto una delle imprese militari più memorabili del mondo antico. Assai dettagliata è la descrizione dell’attraversamento in Livio che cita anche un geniale metodo per spaccare le rocce che impedivano il passaggio (metodo confermato anche da Vitruvio e Plinio): Annibale riscaldò la roccia e un volta raffreddatasi la spezzò dopo averla ricoperta di aceto.